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La Benedetta, il Convento e la Chiesa di Sant'Antonio

La Chiesa, insieme al convento adiacente sono la testimonianza di una grande spiritualità. Con l’attiguo convento, vennero eretti nel 1216. Federico II decretò la soppressione della parte monastica nel 1240.

Riaperto nel 1320, come è riportato in una iscrizione posta sulla parete del chiostro, fu ceduto ai Conventuali che vi rimasero fino al 1517. Successivamente fu abitato dagli Osservanti, quindi dai Riformati.

Nel 1624 una parte dei beni, per decreto di Urbano VIII, passò al seminario. Tra il XIII° ed il XIV° secolo quando a San Marco Argentano San Antonio proveniente dal Marocco, si fermò per alcuni giorni presso il Convento sito in Piazza Riforma. A testimoniare questo evento alcune fonti storiche e, soprattutto, quello che può essere definito un vero e proprio miracolo: un affresco del Santo che si sarebbe formato da solo per volere di Antonio il quale, per mezzo di quest'opera, così decise di lasciare una traccia del Suo passaggio sul territorio normanno.

 

È una raffigurazione unica al mondo (ancora conservata benissimo grazie ad una speciale protezione in vetro) nella quale compare un personaggio diverso rispetto alla descrizione offerta tradizionalmente. Si vede il corpo di un uomo magro, scuro in volto e logorato dalla malattia. È una delle rare immagini in cui Sant'Antonio non tiene in braccio Gesù Bambino ma un libro all'interno del quale è possibile leggere i versi del “Si quaeris” e si può vedere un giglio (fiore simbolo del Santo). 

Alcuni secoli dopo il giovane Francesco da Paola giunse proprio nel convento per compiere il suo periodo di periodo di preparazione al sacerdozio per adempiere al voto fatto dai genitori che non riuscivano ad avere figli. Qui, il futuro Santo compì anche il suo primo miracolo, quello della pentola di fagioli: i frati chiesero al giovane seminarista di mettere a cuocere dei fagioli in una pentola prima di raggiungerli per le preghiere. 

Francesco dimenticò di accendere il fuoco ma al loro ritorno i fagioli erano ugualmente cotti. Nel 1728 padre Anselmo da Mottafollone, in un suo scritto, illustra l’antica chiesa; nello stesso tempo, ne promuove la completa trasformazione in stile barocco. Il campanile è a vela. 

L’interno è costituito da una sola navata . Entrando dal portone principale, a sinistra ecco la cappella del Pilerio con un arco tufaceo decorato del sec. XVI, e con affresco raffigurante la Madonna del Pilerio, dipinta nel sec. XV, a cui è legata una leggenda, illustrata già nel 1692. Sull’altare, tela su cui è effigiata la Madonna delle Grazie tra i SS. Antonio da Padova e Francesco d’Assisi; accanto affresco del sec. XIV raffigurante Sant’Antonio da Padova; di fronte busto ligneo di San Francesco di Paola. 

Uscendo dalla cappella, sulla sinistra, i seguenti dipinti: Santi francescani, Sant’Elisabetta, Sacra Famiglia con San Giovannino, Sant’Anna, Santa Rosa. Sulla parete destra: San Pasquale di Baylon e Santa Lucia, Santa Chiara, San Vincenzo Ferreri, Santa Rita, San Francesco d’Assisi, Santa Chiara. Sulla volta dipinti recenti di M. Battendieri sulla vita del santo d’Assisi. Vicino all’arco trionfale sono poste le tavole che ritraggono i SS. Pietro e Paolo, quest’ultimo con 2 piedi sinistri. 

Nella zona absidale, in alto, è collocata un’ opera di gran pregio, si tratta di un trittico dipinto da Pietro Negroni raffigurante la SS. Trinità. Inoltre, il coro ligneo barocco è opera di arte monastica del 1772, più particolarmente di frà Giuseppe da Grimaldi e Giovanni da Bonifati. Il bel leggio ligneo intarsiato è del 1554. Gli stipi lignei intagliati del sec. XVIII, sono decorati con motivi floreali ed uccelli.

Nelle pareti dell’abside, sono collocate quattro tele di anonimi pittori ottocenteschi, raffiguranti rispettivamente: San Francesco d’Assisi e San Pasquale di Baylon, la Madonna e Santa Caterina d’Alessandria, la Madonna con sante francescane, la Madonna del Carmine con San Francesco e altri santi francescani. 

Dietro l’altare troviamo poi un crocifisso, risalente all’Ottocento, che secondo la tradizione, dopo esser stato terminato, nella seconda domenica di Settembre, parlò al suo scultore (ad esso è dedicata infatti, proprio in questo giorno l’omonima fiera). 

Dal punto di vista strutturale la chiesa presenta un’unica navata centrale con alcuni piccoli altari sulle due pareti, sono poi presenti vari quadri rappresentanti la storia dell’edificazione della chiesa, Sant’Antonio e altri santi. 

Prevale lo stile barocco. All’interno della Villa Comunale troviamo poi una piccola cappella costruita intorno ad una grotta in cui San Francesco di Paola spesso si recava a pregare in eremitaggio. Francesco rimase inoltre per un lungo periodo a pregare, in assoluto eremitaggio, in una grotta distante pochi metri dal convento dei monaci. Spesso, inoltre, il Santo, si recava al suo paese di origine percorrendo, in sella al suo asino, un percorso  che, passando per le montagne, ancora oggi unisce San Marco Argentano a Paola. 

 
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